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Giussani durante una lezioneHo ricevuto la triste notizia della morte del carissimo don Giussani, mentre sono in India a visitare in Tamil Nadu ed Andhra Pradesh le vittime dello “tsunami” del 26 dicembre scorso, che qui ha fatto decine di migliaia di vittime. Sono molto addolorato della notizia, penso che e’ scomparsa una delle personalità religiose più significative del nostro tempo. Gli ho mandato proprio ieri una cartolina da Chennai (Madras), per dirgli che ho pregato per lui e per Comunione e Liberazione al santuario della Madonna di Vailankanni, la Lourdes dell’India.

Ho conosciuto don Giussani negli anni 1956-1958, quando attraverso mons. Aristide Pirovano e il dott. Marcello Candia, don Gius voleva mandare i primi volontari di Gioventù Studentesca (GS) in Amazzonia e in Brasile. Ricordo che in quegli anni del mio inizio di sacerdozio, p. Giacomo Girardi, poi suo grande amico, e io stesso eravamo affascinati dai discorsi di don Giussani nella prima sede di GS.  Ci colpiva la forza della sua fede e delle sue convinzioni, il suo insistere su Gesù Cristo al centro di tutto e sul valore della cultura per diffondere il messaggio evangelico: non la fede staccata dalla vita, come momento intimistico, ma che influisce su tutti gli aspetti dell’esistenza umana. Ben prima del Concilio Vaticano II, Giussani insisteva sul concetto che se la fede non cambia e non umanizza la vita dell’uomo, della società, non conta nulla; se la fede in Cristo non crea una “cultura nuova”, oltre che in noi un “uomo nuovo”, non conta nulla. Giussani metteva con forza, noi ragazzi e giovani preti, di fronte alla bellezza della fede, ma anche alla responsabilità di aver ricevuto da Dio questo dono di cui tutti hanno bisogno. Era un modo originale, appassionante, di intendere l’essere cristiano.

Ho poi sperimentato quanto don Giussani fosse aperto alla missione universale della Chiesa nei suoi rapporti con i missionari del PIME, abitando con noi al Centro missionario di Via Mose’ Bianchi per una ventina d’anni (1974-1993), ai quali ha orientato molte vocazioni sacerdotali e missionarie. Negli anni settanta e ottanta, in tempi di debole presenza cristiana nella società italiana, don Giussani ha appoggiato con entusiasmo con i suoi giovani le “veglie missionarie” organizzate a Milano da p. Giacomo Girardi a noma del Centro missionario diocesano (e poi diffuse in tutta Italia) e varie “campagne” di opinione pubblica come quella per accogliere in Italia i “boat people” di Vietnam e Cambogia e quella per la pace in Libano. Alla fine anni settanta e inizio anni ottanta, CL si e’ affermata in Italia anche con questi strumenti di mobilitazione culturale e sociale, che incidevano nella cultura popolare.

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Chiedo a Dio grande e misericordioso, che accolga don Giussani nei pascoli eterni del Cielo e che lo spirito di cristianesimo militante di questo grande prete ambrosiano si diffonda tra i cattolici del nostro tempo. Condoglianze a tutti i suoi figli e figlie:  abbiamo in Cielo un grande patrono e intercessore.
Piero Gheddo
Asianews – febbraio 2005

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