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A febbraio sono stato in Indonesia, in visita ai missionari Saveriani di Parma, che ringrazio per la loro cordiale accoglienza e fraterna collaborazione: in particolare il padre Aniceto Morini, coltissimo conoscitore del paese (ci vive da 46 anni), che ci ha accompagnati e istruiti. Era con me padre Carlo Torriani, missionario del Pime a Bombay (oggi Mumbai), in India da 33 anni.
Nell’Occidente cristiano si discute il rapporto con l’islam: scomparso il “socialismo reale” (30 i paesi a regime comunista prima del 1989), sperimentiamo come una minaccia il mondo musulmano e ci chiedamo come affrontarlo. La storia del rapporto con il messianismo comunista insegna qualcosa: non lo scontro, l’odio, la guerra, ma l’incontro fraterno, la comprensione, il dialogo, l’aiuto. La “religione” comunista è crollata non per una guerra dall’esterno, ma per debolezza interna, perchè tutte le speranze di giustizia, di eguaglianza e di miglioramento del tenore di vita erano svanite. Il viaggio in Indonesia (dopo 18-20 paesi islamici visitati) mi ha convinto del fatto che noi dobbiamo favorire in ogni modo la maturazione umana dei popoli che adorano Allah: anche l’islam cambia, l’influsso del mondo moderno, pur con tutti i suoi crimini e peccati, è positivo, per affermare i quattro pilastri della pace (Giovanni XXIII, “Pacem in Terris”): verità, amore, libertà e giustizia.
La Chiesa d’Indonesia, e i Saveriani sono all’avanguardia in questo anche perchè operano nelle due isole più islamiche (Sumatra e Giava), sta facendo una bella esperienza, ignorata in Occidente: perchè le riviste missionarie non approfondiscono linee operative come questa? Anzitutto però bisogna dire che non è facile vivere in un popolo a maggioranza islamica.
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La situazione varia da isola a isola, ma in Sumatra centrale non si possono costruire nuove chiese, i cristiani sono penalizzati, i missionari sospettati di “proselitismo”, gli aiuti ai poveri portano ad accuse in questo senso, cappelle e case dei cristiani incendiate, ragazzi che tirano pietre e spaccano i vetri delle chiese… Fatti spesso originati da cause locali, ma che indicano una certa tendenza generale. Occorre anche dire che diverse Chiese protestanti o sette evangeliche, come mi hanno detto, si comportano a volte in modo provocatorio, in un ambiente tradizionalista islamico, suscitando reazioni. “Se non li disturbiamo – dice un missionario – ci lasciano vivere pur con molti limiti. La nostra testimonianza è semplicemente di cordialità, buona condotta, preghiera, onestà, efficienza nelle scuole e nell’ospedale. E’ difficile fare la carità, si è subito sospettati di voler cristianizzare. La nostra sofferenza è di lavorare senza vedere i frutti del nostro lavoro. Qui si capisce che la missione è proprio opera dello Spirito Santo”.
Piero Gheddo
marzo 2003
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