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di PAOLO LUIGI RODARI
«IL Papa ha avuto un grande coraggio. Perché con le sue parole ha spronato
l’Islam moderato a reagire all’assurdità della guerra santa, quella portata
avanti dalle frange più fondamentaliste dell’Islam stesso. Sono frange
finanziate dai paesi islamici che posseggono il petrolio, frange che cercano
sempre lo scontro per tutelare interessi privati, fini propri che nulla hanno a
che vedere con il bene del popolo».
Così padre Piero Gheddo, direttore dell’ufficio storico del pontificio
istituto missioni estere, ma soprattutto una delle migliori penne della Chiesa
oggi, scrittore e giornalista capace di girare mezzo mondo e raccogliere, nelle
più sperdute missioni cattoliche, le testimonianze vive dell’evangelizzazione
di fine Novecento ed inizio XXI secolo.
Padre Gheddo, come giudica la reazione islamica alle parole del Papa a Ratisbona?
«Una reazione che non mi sento di giustificare. Io vengo oggi da un
viaggio nel Sudan. Ma recentemente sono stato in Iraq e negli anni passati ho
visitato la maggioranza dei paesi islamici del Medio Oriente e della Asia. E vi
ho trovato tanti popoli formati da moderati, da gente capace di dialogare con le
altre religioni, capace di convivere in pace senza violenza o altro. Eppure,
questa parte di Islam moderato è costretta di continuo a fare i conti con i
capi religiosi e i capi di partito che, per tutelare i propri interessi, altro
non fanno che fomentare odio ogni volta che gliene si presenta l’occasione».
Secondo lei il Papa avrebbe fatto meglio a non dire nulla? «Non direi. Il Papa
ha denunciato l’assurdità della violenza esistente in una piccola parte del
mondo islamico. E lo ha fatto per dare uno scossone innanzitutto all’Islam
stesso. Perché soprattutto l’islam moderato capisca che è arrivato il momento
di reagire e di far sentire le proprie ragioni e la propria voglia di vivere in
pace».
Wojtyla, secondo lei, agiva diversamente da Ratzinger con l’Islam?
«Giovanni Paolo II la pensava allo stesso identico modo di Benedetto
XVI. Quando c’era lui, l’Islam non era ancora esploso come problema planetario.
Il fondamentalismo, così come lo conosciamo oggi non esisteva. Certo, le Torri
Gemelle sono cadute nel 2001, ma a qual tempo il Papa già stava male e non
aveva la forza per affrontare di petto il problema. Dunque non vedo discontinuità
tra i due pontefici. Semmai Ratzinger sta dicendo le cose che lo stesso Wojtyla
avrebbe detto oggi se si fosse trovato nelle sue stesse condizioni».
Come è possibile oggi cercare il dialogo con l’Islam?
«Il dialogo va cercato senza offendere. La questione delle vignette su
Maometto sono state una modalità sbagliata di dialogo perché offensive.
Ratzinger, invece, non ha voluto offendere nessuno. Ha voluto soltanto
richiamare il fatto che il vero Islam non deve amare la violenza ma il Dio della
pace e dell’amore».
L’Islam moderato, secondo lei, come ha preso le parole del Papa?
«Dipende da come i giornali locali hanno commentato le notizie. L’Islam
moderato, tuttavia, è formato da persone intelligenti. Molti sono
professionisti, studenti, uomini e donne che lavorano e sono i primi a
condannare le prese di posizione estreme dei vari capi religiosi. Credo che
l’Islam moderato possa accettare la condanna del Papa rivolta contro la guerra
santa».
Padre Gheddo su Il Tempo (2006)
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