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Sabato scorso 11 febbraio 2012 si è celebrato a Milano il 50° anniversario di fondazione del Centro missionario Pime, con due tavole rotonde nella Sala Girardi dello stesso Centro missionario: una sulle radici e la storia del Centro, l’altra sul Pime “in missione nella città e a servizio della città, aperti sul mondo”. C’ è stata una buona partecipazione di pubblico (150 persone) col card. Zen, vescovo emerito di Hong Kong, il superiore generale del Pime padre Gianni Zanchi, quello regionale a Milano padre Bruno Piccolo, il direttore del Centro padre Gian Paolo Gualzetti e personalità autorevoli che hanno parlato nella II tavola rotonda: Maria Grazia Guida vice-sindaco di Milano, Ferruccio de Bortoli, direttore de “Il Corriere della Sera”, Aldo Bonomi sociologo, Mariella Enoc vice-presidente della Fondazione Cariplo e mons. Giuseppe Maffi, rettore maggiore dei seminari milanesi. Prima, avevano raccontato la storia e l’attualità del Centro i padri Piero Gheddo e Massimo Casaro (in partenza per il Brasile), il laico Andrea Zaniboni. Presentatori: il direttore di “Mondo e Missione” Gerolamo Fazzini e Anna Pozzi, redattrice della rivista.
Il tema centrale, sviluppato nella seconda tavola rotonda, è stato il ruolo e l’importanza del Centro Pime nella diocesi ambrosiana e nella città di Milano: i popoli “lontani” sono ormai vicini e il Pime in questo, hanno detto gli ospiti, è sempre stato maestro con varie iniziative culturali e di animazione giovanile. De Bortoli ha detto: “Il Centro missionario Pime è una medicina civile in un paese che invecchia nel risentimento” e ha caratterzzatio bene la presenza di un Centro missionario in Italia: “L’identità del Pime sta tutta nell’orgoglio dell’identità cattolica, ma senza chiudersi, anzi, aprendosi al confronto con gli altri”. Poi ha ricordato in particolare padre Giacomo Girardi, che aveva conosciuto da giovane cronista cittadino ed era rimasto colpito dalla sua disponibilità e perché gli fece conoscere il mondo in cui operano i missionari; il Corriere ha poi pubblicato alcuni articoli di padre Gheddo. Ferruccio de Bortoli ha parlato dell’informazione oggi e ha aggiunto: “Noi dovremmo avvicinarci di più al vostro mondo”.
La vice-sindaco di Milano, Maria Grazia Guida, ha parlato della situazione degli stranieri a Milano (circa 250.000), che in non poche scuole sono numerosi (nel quartiere di via Padova circa il 70% dei bambini negli asili!) e ha ringraziato il Centro Pime per l’educazione alla mondialità nelle scuole, il Museo, la Biblioteca e altre iniziative; ha sollecitato la collaborazione alla prossima EXPO 2015, che già è avviata. La vice-presidente della Fondazione Cariplo ha parlato del finanziamento ai progetti sociali nei paesi poveri dell’Africa e della creazione di luoghi di ritrovo e di socializzazione specialmente alla periferia di Milano. La filantropia deve portare alla carità. Il sociologo Bonomi ha fatto un’indagine sociologica delle tendenze che sono vive oggi a Milano, fra le quali anche l’incontro con i diversi (rom, terzomondiali). La cultura che promuove oggi l’arcivescovo Scola è quella del “meticciamento”, che “è la cultura del Pime… Voi del Pime – ha detto – avete il sapere di conoscere questi problemi antropologici”. Ma avete anche il “sapore” da dare all’incontro tra popoli ed etnie diversi, quello della carità cristiana.
Mons. Peppino Maffi, direttore del Centro missionario diocesano dal 1992 al 1998, ha ricordato che il Pime è nato da preti ambrosiani e il rapporto con la diocesi è rimasto sempre attivo, con tempi di maggiore o minore intensità. La diocesi ambrosiana ha un forte rapporto con le giovani Chiese. Il 2007è stato l’anno in cui si sono avute il minor numero di ordinazioni sacerdotali, solo 12; però lo stesso anno 12 sacerdoti ambrosiani sono partiti come “fidei donum” per le missioni. Il Pime ha ancora un grande compito e ruolo in diocesi, come animazione del popolo di Dio alla missione ad gentes, che gli ultimi tre arcivescovi, Martini, Tettamanzi e adesso Scola hanno promosso e ancora promuovono.
Piero Gheddo
Le origini, le radici del Centro missionario Pime
di Piero Gheddo, Milano 11 – II – 2012
Gli anni cinquanta del Novecento sono stati, nella Chiesa italiana ma anche in tutto il mondo cattolico, anni di grande ripresa missionaria, favorita da quattro encicliche missionarie in meno di dieci anni, tre di Pio XII («Evangelii praecones» 1951, “Ad Sinarum Gentem” (1954) e «Fidei donum» 1957) e una di Giovanni XXIII («Princeps pastorum» 1959).
Anni di passione missionaria e di esplosione delle vocazioni missionarie; anni in cui sono nate in Italia diverse istituzioni missionarie: la Federazione della stampa missionaria italiana (Fesmi) e l’Editrice missionaria italiana (Emi) nel 1955, i primi congressi del laicato missionario italiano organizzati dal servo di Dio dott. Marcello Candia (1955, 1956, 1957, 1958), l’inizio della équipe di visitatori missionari dei seminari italiani inviati dall’Unione missionaria del clero (1955), il primo congresso missionario italiano del dopoguerra e la partenza dei primi sacerdoti «Fidei donum» (Padova 1957), la nascita delle «Settimane di studi missionari» all’Università cattolica (1960), ecc.
Il Pime ha partecipato attivamente a questa rinascita dell’ideale missionario e da questa partecipazione nasce l’idea di costruire un Centro di animazione e stampa missionaria a Milano (e a Napoli), poichè le attività di stampa e animazione missionaria, in forte crescita, erano mortificate in tre stanze della Casa madre di Via Monterosa e anche perché si voleva formare una comunità di animatori e di giornalisti che vivesse e lavorasse assieme.
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Nel 1955 la prima proposta scritta e avversata dalla maggioranza dei membri del Pime. Ricordo che molti dicevano: “Il Pime è nato come Istituto di attività missionaria fra i non cristiani, ma finirà per diventare sempre più un Istituto di animazione missionaria fra i cristiani nelle retrovie”. Cosa che assolutamente non è avvenuta e non era nemmeno nelle prospettive di noi giovani missionari di quel tempo.
Il protagonista del Centro missionario di Milano è stato padre Amelio Crotti (1913-2004), missionario in Cina dal 1937, poi incarcerato ed espulso dalla dittatura di Mao Tze Tung nel 1952 con suo vescovo di Kaifeng, mons. Gaetano Pollio, e nominato direttore della stampa e animazione missionaria a Milano nel 1956. Nel «Convegno di stampa e propaganda del Pime» (Milano, 23-26 giugno 1958) organizzato da padre Crotti, l’assemblea formula in termini forti la proposta di costruire gli «auspicati Centri di cultura e animazione missionaria, almeno presso le due sedi delle regioni in Italia» (cioè Milano e Napoli). Il convegno insiste sullo «spirito di propaganda» specie dei padri reduci dalle missioni, che «sono ancor oggi i più atti a suscitare entusiasmo missionario… I missionari di ritorno dalle missioni siano pronti a diffondere l’idea missionaria». Il problema era però di «inserire nelle strutture dell’Istituto» la stampa e la propaganda, in modo che non fossero un qualcosa di separato dalla vita dei missionari in patria e in missione.
La proposta del 1958 è accolta dalla direzione generale del Pime a Roma, specialmente dal superiore generale padre Augusto Lombardi e dal suo vicario, padre Alberto Morelli che ne erano entusiasti.
Le finalità del Centro missionario Pime vennero precisate fin dall’inizio nello Statuto del Centro, che non vide mai la luce per la difficoltà di farlo approvare, perché molti erano contrari non solo alla costruzione del Centro, ma proprio all’idea che il Pime dovesse impegnarsi nell’animazione e nella stampa missionaria. Il principio “Il Pime è istituto esclusivamente missionario” era inteso come “tutti in missione”, in Italia restavano solo i reduci e gli ammalati. Questa era la regola fin dalla nascita del Pime nel 1850, nato come “Seminario lombardo per le missioni estere”; infatti nei primi 60-70 anni di vita, la stampa e l’animazione missionaria dell’Istituto erano fatte dai primi direttori (Marinoni e Scurati soprattutto).
Col superiore generale padre Paolo Manna (1924-1934), il Seminario lombardo per le missioni estere diventa Pime nel 1926, quando Pio XI unisce il seminario di Milano a quello simile che era sorto a Roma nel 1874. E padre Manna è stato il primo, col suo assistente padre G.B.Tragella, a impegnare il Pime nella stampa e animazione missionaria. Ma la maggioranza dei membri dell’Istituto continuavano con la mentalità della nostra tradizione, per cui chi rimaneva in Italia era considerato più o meno un “missionario fallito”.
Lo Statuto del Centro missionario non venne mai promulgato, ma era ben chiaro in noi che eravamo gli alunni di padre Crotti e i primi operatori nel Centro missionario fin dalla sua nascita. Lo Statuto poneva due finalità da realizzare all’interno del Pime e tre all’esterno.
Anzitutto all’interno dell’Istituto si volevano affermare questi princìpi, tratti dall’insegnamento del beato padre Paolo Manna:
1) L’animazione della Chiesa italiana, che ci ha dato la fede e ci manda in missione, fa parte integrante della vocazione missionaria. Il missionario è mandato per evangelizzare i non cristiani, ma deve anche essere un ponte di comunicazione e di fraternità tra i popoli e le Chiese. Ecco l’importanza dello scrivere e del comunicare la propria esperienza inter-culturale, di evangelizzazione fra i non cristiani e di incontro-dialogo con le loro religioni.
2) Tutti i missionari del Pime debbono essere animatori dell’ideale missionario, specialmente i reduci dalle missioni. La discussione stessa sulla costruzione del Centro, continuata per anni, sensibilizza molti sul dovere dell’animazione missionaria (testimoniare e documentare quel che si fa nelle missioni) che riguarda tutti i membri, in patria e in missione, non soltanto gli incaricati.Il Centro missionario di Milano cercava infatti di promuovere questi principi, lanciando in+iziative che coinvolgevano i seminari e le case dell’Istituto, i missionari in Italia e i reduci, stimolandoli a impegnarsi per far conoscere le missioni e l’Istituto.
Le finalità da realizzare all’esterno dell’Istituto erano quattro:
1) La stampa e l’animazione missionaria sono la voce in Italia dei missionari sul campo. Ricordo che padre Tragella mi incoraggiava e sosteneva a fare viaggi nelle missioni, ma ripeteva spesso: “Tu sei a servizio dei missionari e delle Chiese che visiti, devi trasmettere in Italia non le tue idee, ma la loro esperienza. Non andare visitare i luoghi turistici, ma i villaggi e le missioni dove vivono i missionari”. Il direttore del Centro si informava dei missionari che tornavano in Italia per vacanza, scriveva loro in anticipo, preparava degli impegni di animazione, di giornate missionarie, di incontri al Centro e nelle case dell’Istituto con gli amici, i parenti, i benefattori delle mlssioni.
2) La stampa e animazione missionaria debbono suscitare e produrre anzitutto vocazioni alle missioni. Questo era il principio basilare messo da padre Manna alla stampa dell’Istituto: “Il fine principale della nostra propaganda tanto scritta che orale dev’essere quello di suscitare vocazioni missionarie… Ogni nostra manifestazione di propaganda deve quindi tendere a suscitare nelle anime della gioventù un più grande incendio di fervore apostolico per cui, in ultima analisi, si abbiano a moltiplicare le buone vocazioni”.
3) Il Centro missionario Pime è stato impostato fin dall’inizio per lanciare iniziative con risonanza nazionale, sull’esempio di quanto avevano fatto mons. Marinoni e padre Manna, allo scopo di lanciare iniziative che avessero risonanza nazionale, assieme ad altre più finalizzate al servizio dell’Istituto. Padre Crotti aveva una mentalità, una visione molto ampia,e anche realistica, da un lato della piccolezza dell’Istituto Pime nel quadro dell’Italia e della Chiesa italiana; dall’altro, come diceva, delle potenzialità che aveva l’ideale missionario di animare il popolo italiano, in anni in cui iniziava il movimento che poi sarà definito “globalizzazione”. Ripeteva spesso, come scriveva in una lettera del gennaio 1958: “Non possiamo limitarci a coltivare il piccolo orticello di Milano e dintorni, le dieci o venti o trenta parrocchie e oratori che ci invitano e con i quali siamo in contatto. L’Italia è grande, e un Centro missionario come il nostro deve proporsi di raggiungere tutto il paese con iniziative di grande respiro”. Ecco un elenco sommario delle iniziative a carattere nazionale nate nel tempo di padre Crotti alla direzione del Centro missionario Pime (1956-1969):
– Collana mensile di volumi “Oltremare” (Editrice Pime) in continuazione della “Bibliotechina missionaria” chiusa per la II guerra mondiale, una sessantina di volumi;
– Collana di volumi e quaderni “Le Missioni Cattoliche”, sei all’anno, chiusa nel 1973 per la nascita della Emi;
– Il Giornale murale missionario “Venga il Tuo Regno”, iniziato nel 1958, manifesto mensile per la porta delle chiese, sull’intenzione missionaria dell’Apostolato della Preghiera, come organo delle Pontificie Opere missionarie;
– Alla fine degli anni cinquanta, la rivista “Propaganda missionaria” diventa “Missionari del Pime” con varie edizioni secondo le case dell’Istituto, la forma di giornale che mantiene tuttora e l’aumento notevole di abbonati;
– Collaborazione del Centro alle Campagne contro la Fame nel mondo, da cui nasce nel 1964 “Mani Tese”, che ebbe una diffusione nazionale immediata e spontanea, dal 1965 con l’ingresso di altri istituti missionari per assicurare a tutti i gruppi che nascevano assistenza e appoggi di case missionarie;
– La fondazione dei GMG (Gruppi missionari giovanili) specialmente in oratori e collegi cattolici, per diffondere “Italia Missionaria” e sviluppare la promozione di vocazioni missionarie;
– Fondazione dell’Ufficio Aiuto Missioni nel 1969 per la formulazione e il
finanziamento di ”progetti” dalle missioni: padre Mauro lo dirige fino al 2000;
– Fondazione dell’”Ufficio Stampa Pime”, con comunicati e conferenze stampa frequenti e contatti con giornalisti amici, interventi in radio e televisioni, diffusione attraverso le agenzie giornalistiche;
– Nel 1966 è tornato a Milano padre Mario Meda, espulso dai militari dalla Birmania, che aveva già realizzato col Pime in USA le “adozioni a distanza” . Il Centro Pime e l’Ufficio aiuto missioni” le ha subito adottate e in Italia è stato il primo ente a lanciare questa forma di aiuto ai poveri delle missioni. Padre Meda è stato premiato dal Comune di Milano con l’Ambrogino d’oro.
– Nel 1968, dopo una lunga preparazione, “Le Missioni Cattoliche” assume il nome nuovo di “Mondo e Missione”, assorbendo la rivista della Pontificia Unione Missionaria del Clero (“Clero e Missioni”) e diventando la rivista ufficiale della PUMC: da 12.000 nostri abbonati, siamo arrivati a circa 40.000, con i 28.000 della Pumc; questa unione è durata fino a metà del 2000.
4) Ultimo principio messo alla fondazione del Centro missionario Pime è che il Centro stesso deve, a poco a poco, autofinanziarsi, perché l’ Istituto a quel tempo, in un’Italia da poco uscita dalla II guerra mondiale, era veramente povero e non poteva né costruire né mantenere un Centro missionario passivo. Anzi, padre Crotti iniziò la costruzione del primo Centro missionario (il secondo è nato nel 1971-1973) firmando un compromesso con la regione del Pime di Milano, che il Centro dava ogni anno 15 milioni di lire per pagare la costruzione costata circa 120 milioni di lire.
Negli anni in cui Crotti fu direttore del Centro, la somma venne pagata, ma dopo il 1969 il nuovo direttore padre Osvaldo Pisani di Hong Kong (1922-1998) si rifiutò di pagare quella tassa, anche perché ormai l’Italia era nel boom economico e l’economia del Pime andava meglio. Ma quel principio ha prodotto questo effetto positivo: i membri erano educati da padre Crotti a risparmiare, a trovare benefattori ed a realizzare iniziative che rendevano economicamente. Due soprattutto: le giornate missionarie parrocchiali per il Pime (ne facevamo circa 50 l’anno) e le mostre di oggetti d’arte e artigianato di paesi di missione.
Conferenza di Padre Gheddo a Milano (2012)
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