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Nelle testimonianze giurate al processo informativo diocesano per padre Clemente Vismara, suor Giovannina Zanotto di Maria Bambina che è stata con Vismara dal 1931 al 1942, ha testimoniato:

Padre Vismara aveva una fede grande, tanta fede. Anche quando mancava di tutto, anche del vero necessario, diceva: “Il Signore provvede”.

E infatti il Signore provvedeva sempre. Lo sperimentai io stessa:

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miracolosamente arrivava sempre il necessario per le ragazze, i ragazzi e per noi. Quando tutto mancava e stava per nascere la preoccupazione di quello che avremmo potuto dare da mangiare ai nostri orfani, proprio allora arrivava il necessario. Sempre.

Padre Vismara pregava tanto. Lo trovavamo in chiesa sempre in ginocchio e raccolto. Celebrava la Messa tutti i giorni e la celebrava con intenso raccoglimento e con pacatezza. Altri missionari, invece, sembrava che brontolassero il latino della Messa. Lui riusciva a farci capire anche il latino della Messa. Padre Vismara ci teneva il ritiro spirituale mensile e insisteva costantemente sulla carità, anche se la gente non lo meritava. Ci diceva che noi dovevamo trattare tutti con carità, anche gli oppiomani, che erano numerosi. Per lui era importante rispettare tutti e trattava con rispetto gli stessi ragazzi orfani che assisteva, mentre non è questa l’abitudine della Birmania.

Diceva sempre il Rosario e lo raccomandava, perché egli voleva bene alla Madonna. Faceva tutto solo per amore di Dio e per questo motivo era anche molto umile. Faceva tutto per i ragazzi e i bisognosi, senza preoccuparsi di farsi vedere.

Era un bravo confessore, comprensivo ma non indulgente. La sua carità era stragrande. Per esempio, nel viaggio per i villaggi spesso c’erano fiumi da attraversare e lui spingeva con tutti gli altri il carro dei buoi su cui stavamo noi suore che lo accompagnavamo. I ragazzi che aiutava erano moltissimi, di tutte le razze e di tutte le religioni. Non li costringeva a convertirsi, ma non perdeva occasione per parlare del Vangelo. Era anche molto ospitale. Quando venivano missionari voleva che mangiassimo tutti assieme, suore e preti, per fare festa all’ospite Quando non c’era nessun visitatore mangiava con i ragazzi il loro stesso cibo, un cibo povero preparato dagli stessi ragazzi.

Padre Vismara era un tipo brillante, pieno di coraggio e di entusiasmo.

Non voleva che noi fossimo tristi e scoraggiate e ci infondeva coraggio e fiducia. Egli era anche disponibile a tutto, pronto a non risparmiarsi.

Infatti bastava che gli dicessero che c’era qualche malato e lui partiva subito, camminando anche per molte ore a piedi. Solo se aveva qualche altro improrogabile impegno chiedeva a noi suore di andare al suo posto. Era importante per lui stare vicino ai malati e ai poveri. Era un uomo molto prudente nelle parole e nel comportamento. Mai compì gesti che potessero suscitare commenti o sospetti o dubbi. Non ho mai sentito parole ambigue uscire dalla sua bocca; mai parole di critica o di mancanza di stima verso qualcuno. Vedeva sempre con occhi positivi.

Egli incoraggiava e non l’ho mai sentito lamentarsi né delle persone né dei superiori. Non era capace di brontolare o di mormorare. Per lui occorreva avere fiducia in Dio e anche fiducia nei superiori. Era sempre contento e faceva contente anche noi suore. Era un uomo privo di ambizioni umane. La sua unica ambizione era salvare le anime e portarle a Dio. Infatti tutti gli volevano bene e non ho mai sentito nessuno lamentarsi di lui.

Anche tutti i ragazzi gli volevano bene e non ho mai sentito parole di critica verso il loro “padre” Vismara. D’altronde non si poteva non volergli bene, perché era pronto per tutti, chiunque fosse ed avesse bisogno. E la gente questo lo capiva.

Rispetto ad altri missionari che ho conosciuto, padre Vismara è il migliore, un missionario eccezionale, una persona completa sia come uomo che come sacerdote. Anche la popolazione gli voleva bene, perchè capiva che egli aveva qualcosa in più, che faceva tutto per attirare a Dio, non per attirare su di sé (pagg. 247-250 della “Positio”).

Ciro Ciufolini è un laico sposato e padre di tre figli, abita a Campagnano (Roma) e conobbe Vismara nel 1957, poi rimase in contatto epistolare con lui, aiutando molto la sua missione. Consegnò una cinquantina di sue lettere a padre Gheddo. Ricorda un episodio significativo:

Ho sempre conservato le lettere di padre Vismara perchè padre Felice Cazzaniga del Pime mi consigliò di tenere quelle lettere perché un giorno – disse – il Pime avrebbe probabilmente richiesto quelle lettere, perché “padre Clemente non è un missionario come gli altri”. E questo fin dai primi tempi della conoscenza di padre Vismara…. Ripeto quanto dettomi da padre Felice Cazzaniga, che pure era in contatto con tutti i missionari per mandare loro aiuti. Ebbene, padre Cazzaniga diceva che “padre Vismara non era un missionario come gli altri e che avrebbe segnato la storia del Pime”

(pagg. 156-158 della “Positio”).
Padre Gheddo su InforPime (2011)

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