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Agli ecc.mi Vescovi
di Diocesi ed emeriti
Loro sedi in Italia Milano, 3 dicembre 2010

Carissimi Padri nella fede e Amici Vescovi,
eccomi a voi con la biografia di un missionario del Pime, padre Augusto Colombo (1927-2009), 57 anni di India, protagonista della missione fra i paria, uno dei personaggi più rappresentativi della Chiesa indiana nella difesa e promozione dei “fuori casta” (paria o dalit). Ho scritto volentieri questa biografia di un missionario, del quale ero amicissimo fin dagli anni di seminario e poi l’ho visitato diverse volte in India.
Cari Vescovi, voi sapete che io non sono capace di scrivere un libro sulle missioni senza commuovermi e ringrazio sempre il Signore che mi ha dato, oltre alla vocazione sacerdotale e missionaria, anche la passione di trasmettere in modo efficace l’ideale missionario incarnato in personaggi autentici del nostro tempo. Esplorando gli archivi e scrivendo questa biografia, spesso ho ringraziato il Signore di essere stato compagno e amico nei seminari liceale e teologico del Pime col giovane Augusto Colombo. Già allora era un leader nato, emergeva fra i circa 60-70 teologi dell’istituto missionario. E mi ritrovo a scrivere la sua biografia, a leggere le sue lettere, a registrare toccanti testimonianze sulla sua bontà e santità di vita.
Questa biografia mi è costata molto lavoro di ricerca e di interviste, perché Augusto era un personaggio multiforme, che riusciva in tutto quel che faceva e ha operato in tanti campi diversi. Per cui il materiale d’archivio su di lui è veramente tanto e non è facile ricostruire in modo documentato i vari aspetti della sua vita, soprattutto mantenendo l’impegno di un libro che non superi le 300 pagine. Potevo scriverne 600, ma poi pochi l’avrebbero letto! Comunque, come ho scritto nell’introduzione, “questa biografia non può essere completa, perché esce appena un anno dopo la sua morte…. Mi auguro che padre Augusto venga ancora studiato, specialmente da autori indiani, per dare alla storia una biografia più completa della mia, specialmente la sua figura e la sua opera viste dalla parte del popolo e della diocesi, per i quali ha speso la vita”.
Mons. Thumma Bala, il primo Vescovo indiano di Warangal dal 1987 ad oggi, ha scritto una bella Prefazione a questo libro, mettendo in risalto soprattutto la spiritualità e la passione missionaria di Augusto: “Abbiamo perso un grande missionario ed evangelizzatore, un sacerdote santo, esemplare e dedito alla preghiera, un grande operatore sociale per i più poveri”.
Ecco l’aspetto della vita di padre Colombo che più mi ha portato a ringraziare Dio di averci dato un confratello come lui: da un lato era un grande manager, direttore d’azienda, costruttore, organizzatore capace di suscitare amici e benefattori delle sue opere; dall’altro era anche un uomo di Dio, un prete che pregava molto e aveva un profondo amore a Cristo, alla Chiesa e al suo poverissimo popolo. Penso non siano molti quelli che sanno unire in modo organico e armonico azione e contemplazione. Un’azione così travolgente che i confratelli lo definivano: “Un vulcano sempre in eruzione”, e uno spirito di contemplazione e di unione con Dio da farlo passare indenne in prove terribili che avrebbero sconvolto chiunque. Come nel 1995, quando i guerriglieri maoisti lo sequestrano, lo portano nel loro covo in montagna, gli rubano i 20 milioni di lire appena ricevuti dall’Italia, che gli servivano per finanziare le sue opere a favore dei fuori casta. Quando lo rilasciano Augusto continua la sua vita come prima, non solo, ma perdona i suoi tre sequestratori, anzi li scusa (uno era il suo sacrista!), e poi non li riconosce davanti al giudice e non vengono condannati. Dell’ingente somma persa per sempre dice: “La Provvidenza ci manderà altri aiuti”. Sono dichiarazioni di testimoni oculari che davvero commuovono.
L’Arcivescovo di Hyderabad, mons. Joji Marampudi, ha dichiarato: “Era un santo sacerdote. La sua esistenza è stata una testimonianza di Vangelo. La sua vita e il suo lavoro sono stati lo strumento per portare tanti a servire Dio e le persone bisognose. Egli ha amato davvero ed è stato un padre per tantissimi poveri delle campagne”.

Con questa biografia, carissimi Vescovi, si chiude il periodo della mia permanenza a Roma come direttore dell’Ufficio storico del Pime (1994-2010) e nel giugno-luglio scorsi ho fatto il trasloco da Roma a Milano di tutti i miei libri e documenti e da ottobre sono ritornato stabilmente a Milano, nella casa madre del Pime in Via Monterosa, 81. Ringrazio il Signore e i Superiori per i 16 anni che ho passato a Roma. Anche se ci sono andato malvolentieri nel 1994, ho poi capito che cambiare lavoro a 65 anni mi ha fatto bene, dandomi una nuova motivazione, quasi una nuova vita, non più da giornalista ma da storico delle missioni del Pime e da biografo dei missionari. Il Signore mi ha concesso di pubblicare 33 volumi nella collana storica edita dalla Emi (17 sono miei) e 8 Quaderni dell’Ufficio storico.
Oggi sono a Milano e continuo quel che ho sempre fatto: ogni 4 giorni pubblico sul mio Sito (www.gheddopiero.it) il mio Blog sulle vicende quotidiane della missione nel mondo e in Italia (quasi sempre ripreso dall’agenzia Zenit), ogni terzo lunedì del mese parlo a Radio Maria sul tema missionario (ore 21-22,30), collaboro con vari giornali e riviste, vengo richiesto di conferenze, incontri e ministeri di vario genere. Grazie a Dio la salute adesso è buona, solo mi stanco più di tempo fa; ma quando guardo alla mia segretaria suor Franca Nava (missionaria dell’Immacolata in India e Bangladesh), che è con me dal 1974, riprendo coraggio perché di anni io ne ho compiuti solo 81 in marzo e lei 89 nell’ottobre scorso, eppure tutte le mattine alle otto è nel suo ufficio qui al Pime e lavora anche col computer fino a mezzogiorno.
Carissimi amici Vescovi, più andiamo avanti nella vita e più ci accorgiamo quanto il buon Dio ci vuole bene e come ci guida, per vie che solo Lui conosce, a servirlo nella fedeltà alla nostra vocazione. Anche voi fate questa esperienza gioiosa: Dio ci ama, ci perdona, ci illumina e riscalda, ci consola, a volte ci punisce ma sempre da Padre amoroso, ci dà tutto quanto è necessario, anche la Croce, per continuare nel nostro cammino verso la Patria del Cielo. Prego di rivederci tutti in Paradiso. Ma questa non è la mia ultima lettera. Spero che il Signore mi dia ancora forza ed entusiasmo per scrivere i due volumi già programmati (e magari anche altri). Mi raccomando alle vostre preghiere per una mia intenzione particolare che mi sta molto a cuore. Grazie per tutto quel che fate per il Regno di Dio in Italia e nel mondo. Buon Natale a tutti nel Signore Gesù dal vostro padre Piero Gheddo.

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