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Le tre giornate della beatificazione di padre Clemente Vismara (25-26-27 giugno) sono state segnate dalla commozione e dalla gioia, come dice l’inno al Beato:

“Clemente di Dio, tu parli alla gente, invitando alla gioia (Ritornello)
L’uomo è sicuro se teme il suo Dio, se a lui si affida imitando il suo amore.
Iddio soltanto può rendere felici, ma noisiamo tutti strumenti del suo amore.
La vita è radiosa se spesa per gli altri, se la sete di amare ci spinge lontano.
Alleviare il dolore di chiunque si incontri, è questo il segreto per essere felici.
La gioia è nel cuore dell’uomo che ama, dell’uomo che vive donandosi ai fratelli.
Al mondo vi è solo una grande tristezza: non sapersi donare, non essere santi.
Non c’è mai tristezza per chi vive in missione, per chi perde se stesso per amore di Dio”.

Sabato sera 25 giugno. Veglia di preghiera ad Agrate Brianza, con benedizione eucaristica impartita da mons. Luigi Stucchi, vescovo della zona pastorale di Varese.
Domenica mattino 26 giugno (ore 10-12), in Piazza Duomo a Milano, cerimonia di beatificazione tenuta dal card. Angelo Amato, delegato di Benedetto XVI e prefetto della Congregazione dei Santi e S. Messa del card. Dionigi Tettamanzi davanti a circa 7.000 fedeli, con 250 sacerdoti e 18 vescovi concelebranti.
Lunedì sera 27 giugno, cena per un’ottantina di invitati nell’oratorio maschile di Agrate, poi la prima S. Messa solenne del Beato Clemente nella parrocchiale celebrata da mons. Ennio Apeciti, incaricato delle Cause dei Santi della diocesi di Milano e delegato vescovile a presiedere il processo canonico per la beatificazione di padre Vismara, e poi per il “processo sul miracolo”, in seguito approvato dalla severissima commissione medica della Congregazione. Il parroco di Agrate, don Mauro Radice, ha consegnato il reliquiario di Clemente, opera artistica in bronzo dorato scolpita dal nipote del Beato, lo scultore Alfredo Vismara (già autore della statua di Clemente nella piazza della chiesa) al vescovo di Kengtung mons. Chaku e al vescovo emerito mons. Than, poi al superiore generale del Pime padre Gianni Zanchi, al regionale d’Italia padre Bruno Piccolo, ai padri Gianni Zimbaldi e Claudio Corti per la missione di Fang e anche al postulatore emerito padre Piero Gheddo.
Tre giornate segnate dalla gioia. Tra noi una quarantina di birmani, tre vescovi (Yangon, Taunggyi, Kengtung), il vescovo emerito di Kengtung, mons. Abramo Than, principale artefice della beatificazione di Clemente e il vescovo di Cheng Mai in Thailandia, nella cui diocesi lavorano i missionari del Pime fra i tribali profughi dalla Birmania, diversi dei quali battezzati dal padre Clemente e da altri missionari dell’istituto in Birmania.
Quando in Piazza Duomo, il card. Amato ha letto la formula latina con la quale padre Clemente Vismara è proclamato Beato della Chiesa, la cui festa liturgica si celebra il 15 giugno di ogni anno (data della sua morte nel 1988), dico la verità, mi sono messo a piangere. Avevo il cuore che scoppiava di gioia e ringraziavo il Signore della rapida conclusione di questa Causa di beatificazione, durata solo 15 anni dall’inizio nel 1996, e 23 anni dalla morte di Clemente nel 1988. Quasi un record per la prudente Congregazione dei Santi. Mi pareva un sogno. Un missionario “come tutti gli altri” – non ha fatto miracoli né cose straordinarie, non ha avuto visioni, ha vissuto la vita comune dei missionari in Birmania di quel tempo – ecco questo confratello diventa Beato della Chiesa universale ed è proposto a modello di tutti i fedeli e specialmente di tutti i missionari del mondo intero. E’ una grande grazia che il buon Dio fa a tutti noi missionari del Pime, non solo per la nostra vita personale ma anche per il carisma che Vismara aveva di saper suscitare altre vocazioni missionarie.
Dopo aver letto la formula della beatificazione, il card. Amato ha ricevuto brevemente, uno per uno, i tre postulatori dei tre beati ambrosiani di quella assolata domenica di giugno (gli altri due erano don Serafino Morazzone, parroco di Chiuso nel lecchese e suor Enrichetta Alfieri, “la mamma dei carcerati” nelle carceri di San Vittore a Milano). A me ha detto: “Grazie al Pime e a lei, caro padre Gheddo, di aver portato agli altari un personaggio così affascinante come Clemente Vismara”. Io ho ringraziato e poi ho detto: “Eminenza, il Pime ha ancora due servi di Dio da beatificare: il fondatore mons. Angelo Ramazzotti e fratel Felice Tantardini, anche lui missionario in Birmania per 69 anni, un semplice fabbro ferraio da terza elementare che si è santificato nella comune vita missionaria”. Il cardinale ha detto: “La Congregazione è molto favorevole a queste figure missionarie”.Ho saputo poi da mons. Apeciti che lui aveva già parlato al card. Amato della Causa di Marcello Candia.
Sul Beato padre Clemente si possono fare tante altre riflessioni. A me preme fare questa. Credo che nell’Istituto siamo tutti impegnati a portare a termine le cause dei nostri missionari “servi di Dio”: oltre ai tre martiri (Alfredo Cremonesi, Mario Vergara e Pietro Galastri), mons. Angelo Ramazzotti, padre Carlo Salerio e fratel Felice Tantardini. Credo che fra non molto potrà iniziare anche la Causa di mons. Aristide Pirovano, che è già pronta e approvata calorosamente dal card. Tettamanzi (che però diceva di non voler firmare impegni per il suo successore).
L’ostacolo maggiore alla beatificazione è, come tutti sanno, l’approvazione finale del miracolo ottenuto per intercessione del “servo di Dio”. Alla Congregazione dei Santi dicono che:
1) La Chiesa fa i beati e i santi affinchè suscitino devozione e siano pregati, venerati, imitati e ottengano grazie per loro intercessione.
2) Il miracolo, normalmente, è il segno finale di un popolo che prega e ottiene grazie.
3) Occorre quindi che ci siano preghiere organizzate di popolo: Sante Messe negli anniversari, novene per gli ammalati, Comunioni e Rosari, ecc. Se nessuno stimola e organizza preghiere, non ci sono grazie e la causa si blocca, non va avanti.

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Termino citando l’esperienza di padre Vismara. Il vero motore della sua beatificazione è stato, senza ombra di dubbio, mons. Abramo Than, vescovo di Kengtung dal 1972 al 2001. Mons. Than ci credeva veramente alla santità di Vismara e anche da vescovo emerito andava nei villaggi portando immaginette di Clemente e quando c’era un malato radunava la gente e faceva pregare. E anche la parrocchia e il gruppo “Amici di Padre Vismara” di Agrate hanno animato la cittadina alla preghiera: Messa per padre Vismara una volta al mese, osari e novene, ecc. Nel 2001 alla Congregazione dei Santi abbiamo presentato ben sei supposti “miracoli”, con relativa documentazione, grazie a mons. Ennio Apeciti e al medico di Agrate dottor Franco Mattavelli (già sindaco della cittadina), che sono andati tre volte in Birmania per trovare documenti e testimonianze sul miracolo. Oggi dobbiamo ringraziare il Signore per la beatificazione di padre Clemente in tempi così rapidi. Penso che tutti noi dei Pime dobbiamo impegnarci a fare conoscere i nostri servi di Dio ed a farli pregare.

Padre Gheddo su PimeNews (2011)

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