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Il 15 febbraio 2011 è morta in casa a Lecco la signorina 919-2011), grande amica e benefattrice del Pime e delle missioni, che certamente molti missionari hanno conosciuto e ancora ricordano. Nell’immediato dopoguerra aveva fondato con don Aldo Cattaneo a Lacco il “Laboratorio missionario” (poi intitolato al beato Giovanni Mazzucconi). Ma proprio in quegli anni il Pime voleva fondare la casa di riposo a Lecco e don Aldo e Lucia sono stati i protagonisti di quell’inizio, perchè conoscevano i proprietari e li hanno convinti a vendere (o a donare, ma non ricordo) la loro villa al nostro Istituto. La casa Pime è stata poi inaugurata il 25 aprile 1950 con padre Carlo Meroni e fratel Giuseppe Volontè e poco dopo si è unito a loro padre Luigi Viganò.
Ho conosciuto Lucia Sozzi nel settembre 1955, quando si celebrava a Lecco il centenario del martire Giovanni Mazzucconi. Don Aldo Cattaneo e Lucia avevano organizzato quella celebrazione, da cui è nata la Causa di beatificazione del martire. L’arcivescovo di Milano, mons. Giovanni Battista Montini, partecipando alla celebrazione, diceva che Mazzucconi era “un martire glorioso, anche se la Chiesa non ha ancora espresso il suo giudizio”. E poi, parlando con i superiori del Pime, esortava l’Istituto a iniziarne la Causa di beatificazione, che infatti è iniziata il 10 aprile a Milano col processo diocesano. L’inizio stesso della Causa è dovuto soprattutto alla tenacia di padre Carlo Suigo, che poi ne ha scritto la biografia e la Positio, ma anche al sostegno di don Aldo e di Lucia.
Lucia era “il braccio destro” di don Aldo, fin dalla fondazione del “Laboratorio missionario” e ha speso tutta la sua vita per le missioni. La sua memoria resterà in benedizione per molti missionari e in particolare per quelli del Pime specialmente, aggiungo, quelli della Papua Nuova Guinea (che Lucia è andata tre volte a visitare) per gli ingentissimi aiuti economici che il Laboratorio e i volontari laici del Laboratorio hanno dato a quella missione del Beato Mazzucconi. Sono andato diverse volte a parlare agli associati del laboratorio e l’ho seguita nel suo lavoro, che faceva con grande amore e dedizione. Di lei ricordo solo due aspetti, che ci possono dire qualcosa ancora oggi:

1) All’inizio gli associati al Laboratorio erano cristiani praticanti e già amici delle missioni. Poi, quando il Laboratorio è decollato e a Lecco ha acquistato una giusta rinomanza per molte iniziative anche culturali, don Aldo insisteva nel dire che attraverso le lettere dei missionari, a volte lunghe e anche commoventi, bisognava interessare le persone che erano fuori dei circoli parrocchiali. Lucia prendeva sul serio questa intuizione del suo maestro spirituale. Ricordo che mi diceva: “Mando il bollettino e copia delle lettere migliori dei missionari ai negozianti, ai commercianti, ai professionisti e ad altri, che poi vado a trovare per chiedergli un contributo per le missioni, perché i racconti dei missionari interessano sempre. Così entrano nel nostro giro e si avvicinano alla chiesa”. So che si dava da fare molto per estendere il gruppo di amici e benefattori, anche con l’intento di riportarli ad una fede più partecipata. Questo spirito missionario mi ha sempre colpito e oggi, quando Benedetto XVI chiama tutti i battezzati a mobilitarsi per la “nuova evangelizzazione”, penso che sia la miglior lezione di don Aldo e di Lucia a noi tutti, che ne veneriamo la memoria.

2) L’altro aspetto della personalità di Lucia Sozzi era la fitta e densa corrispondenza che teneva con i missionari (non solo del Pime). Scriveva molte lettere e i missionari rispondevano con altre. Lucia mi diceva: “Le lettere che riceviamo dai missionari non sono quelle circolari inviate a tanti indirizzi per cercare aiuti, ma lettere originali scritte apposta per noi. Ringraziano anche delle offerte ricevute, ma contengono spesso le loro esperienze, il racconto di una vita. Alcune sono bellissime, sono per noi materiale di riflessione a invitano alla preghiera”. Il missionario fra i non cristiani non ci chiede solo preghiere e aiuti, ma deve essere anche un ponte di conoscenza, comprensione e fraternità fra i popoli.
Oggi purtroppo si scrive molto meno di una volta. I rapidi mezzi di comunicazione (telefono e posta elettronica) quasi eliminano la corrispondenza. In passato era più facile, ma non si può lasciar perdere l’esperienza del Laboratorio in questo senso. Posso dire che nell’Archivio generale del Pime a Roma, nei settori dei singoli missionari dell’ultimo mezzo secolo spesso c’è una cartella apposita intitolata “Lettere al Laboratorio missionario di Lecco”. Del prossimo Beato (giugno 2011, se Dio vuole) padre Clemente Vismara (1897-1988) ne abbiamo circa 120 e del servo di Dio fratel Felice Tantardini di Introbio (1798-1991), un centinaio. Dopo il beato Mazzucconi beatificato nel 1984, il fabbro ferraio fratel Felice è un’altra bella espressione missionaria del lecchese (69 anni in Birmania!) che bisogna rilanciare per giungere alla beatificazione.

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Padre Gheddo per Missionari del Pime (2011)

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